Il Pataffio

Il Marconte Berlocchio va, con la sua schiera di corte, nel suo nuovo castello con la novella moglie Bernarda. Il Marconte scopre però che il suo feudo, così come il suo titolo, è completamente vuoto. Qualche villano morto di fame che ci abita, con nulla da mettere sotto i denti, nemmeno un pezzo di terra concimabile, e soprattutto un castello mezzo distrutto, usato per tenere le bestie. Berlocchio, deciso a farsi rispettare e ad essere accolto come signore del suo feudo, farà di tutto pur di essere accettato dai villani e a rendere il suo castello più abitabile.

Francesco Lagi dirige un grandissimo cast in questo film in costume, tra cui Lino Musella, Valerio Mastandrea, Giorgio Tirabassi e un grandissimo Alessandro Gassman che, nel ruolo del Frate Cappuccio, spicca su tutti.

Comincio dal più grande difetto del film: la lunghezza. Queste due ore si sono fatte sentire, e non poco, nonostante i tanti stacchi comici. Con mezz’ora in meno, riusciva a fare passare lo stesso messaggio in modo forse più leggero, ma anche più diretto.

Il Pataffio parla di potere, di come usarlo e come darlo. Partendo già dal titolo di Berlocchio, “Marconte”, che è un titolo che non esiste, la moglie Bernarda dice già una grande verità: non è il titolo a fare la persona, ma la persona a rendere onore al titolo. Berlocchio si aspetta di avere tutto e subito, senza dare niente, solo ed esclusivamente perché facente parte della nobiltà, senza pensare al popolo, ma nemmeno ai suoi soldati. Nel corso del film, ogni suddito e ogni popolano soffre per colpa delle orribili scelte del Marconte, fatte con il solo scopo di diventare più nobile di quanto lo sia già (nonostante il suo titolo non voglia dire niente!). Tutto questo viene mostrato in chiave comica, con Giorgio Tirabassi che interpreta il consigliere Belcapo e, come detto in precedenza, Gassman nei panni del Frate Cappuccio.

Ogni personaggio ha una visione diversa, che viene sempre schiacciata da Berlocchio. Mastandrea interpreta invece il “capo del villaggio”, Migone, in lotta con Berlocchio per difendere i suoi compaesani, finché non gli viene proposto un accordo. Ancora una volta il potere viene messo in discussione, rovinando gradualmente le relazioni di ogni personaggio.

Il Pataffio sarebbe stato una perfetta commedia di 90 minuti, intelligente nonostante la leggerezza. Quei 30 minuti in più, rovinano il ritmo e la godibilità del film: essendo già abbastanza diretto sin dall’inizio, si capisce il messaggio che vuole mandare, e diventa quindi molto ripetitivo. Ci regala comunque un finale bellissimo.

Se siete a Locarno lo potete recuperare domenica 7 alle 15.30 o lunedì 8 alle 21.30.

Voto: 3/5

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