Dune: Part Two

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Denis Villeneuve ci riporta con prepotenza nell’universo delle famiglie Atreides e Harkonnen, direttamente sui pianeti Arrakis e Giedi Prime. Dopo l’enorme cliffhanger finale di Dune, Villeneuve inizia il sequel esattamente dove ci aveva lasciati: Paul Atreides e la madre Jessica con i Fremen in cerca di un riparo, mentre gli Harkonnen riprendono il possesso di Arrakis uccidendo ogni Atreides che trovano. Ci si aspetta molta più azione rispetto al primo capitolo, e un po’ ne avremo ovviamente, ma il film si concentra molto di più su aspetti non visti in Dune e cerca di spiegare le complesse meccaniche di questo universo.

Nell’enorme opera Herbert, i dettagli sono tanti, e in questo capitolo Villeneuve ne è un po’ vittima. Si può dire che guardare Dune: Part Two è un po’ come leggere il libro di Herbert senza consultare il lunghissimo glossario presente alla fine del libro: molte definizioni e molti dettagli vengono persi e lasciati un po’ in sospeso, sperando che lo spettatore capisca comunque (e se vuole veramente capire, può ovviamente andare a leggersi il libro). Nonostante ciò, Villeneuve fa il meglio che chiunque possa mai fare. Le immagini catturano e colpiscono, sin dal primo minuto sei completamente coinvolto in questo universo e non lo lasci per nemmeno un momento. È visivamente tutto perfetto, e ad accompagnare queste immagini c’è la stupenda colonna sonora di Hans Zimmer (stavolta un po’ sottotono, ma comunque bellissima).

Senza conoscere tutti i dettagli, la storia può quindi risultare un po’ frettolosa, soprattutto all’inizio. Per questo si può considerare il regista un po’ vittima: anche se ha creato un prodotto incredibile, non è esente da difetti, siccome il libro da cui è tratto è un opera impossibile da esporre completamente su schermo (infatti Villeneuve ha diviso in due il primo libro). Nella prima parte non si capisce come passa il tempo, e come i personaggi lo trascorrono. Nonostante il film inizi esattamente dove è finito il primo, vediamo i personaggi già cambiati, in particolare Paul e Stilgar. Il protagonista infatti nel primo capitolo era inesperto praticamente in tutto quello che faceva, doveva capire non solo il mondo attorno a lui ma anche quello che gli sta succedendo. All’inizio di questo film invece, sembra avere già tutto in chiaro e comincia ad escogitare piani complessi con la madre.

Per quanto riguarda Stilgar… poverino. In Dune era un personaggio forte e pieno di mistero, mentre nel secondo capitolo ci viene presentato come un buffone fanatico. E non fraintendetemi, il senso del personaggio è proprio quello, ma qui viene creata una caricatura che non gli fa giustizia, reso praticamente il comic relief di questo film di 2 ore e 40. E non è l’unico personaggio ad essere lasciato in questo limbo senza dimensioni, anche i “cattivi” possono entrarci senza problemi. Purtroppo non vengono mai caratterizzati e dettagliati, in particolare i nuovi arrivati, Feyd Rautha, nipote del Barone Harkonnen, e l’Imperatore. Di loro sappiano solo nomi e obiettivi, nulla di più. Per quanto il loro ruolo nella storia sia chiaro (ma non per questo non inutile) rimangono comunque personaggini senza peso sulla storia.

Insomma, nonostante tutto Villeneuve ha creato ancora una volta l’impossibile. Non nego di aver preferito il primo capitolo, pieno di raggiri e di mistero. Stavolta siamo alla piena scoperta nel mondo dei Fremen, le loro religioni e l’ascesa di Paul, tutto questo in poco meno di 3 ore. C’è da dire che è un film che fa apprezzare di essere in un cinema, è un vero blockbuster come non se ne vedevano da Endgame. Io continuo a credere nell’opera di Villeneuve e aspetto con ansia il terzo capitolo!

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