“Io odio i neri. Odio gli ebrei. I messicani e gli irlandesi. Gli italiani e i cinesi. Ma soprattutto odio a morte quei vermi neri, lo giuro su Dio. E chiunque altro non abbia puro sangue bianco ariano che gli scorre nelle vene. Dio benedica l’America bianca!”
Queste sono le parole che Ron Stallworth, primo agente di polizia afroamericano del Dipartimento di Polizia di Colorado Spring, afferma al telefono parlando con il responsabile del Ku Klux Klan della zona. Una telefonata che lo farà infiltrare nel gruppo degli “ariani del White Power”, pur facendo parte del gruppo etnico perseguito dal clan.
Un raffinato poliziesco portato quasi a un livello comico, un umorismo che Spike Lee riesce ad inserire senza “infangare” la tematica profonda del film.
Il film riesce a generare una potente riflessione contro il razzismo, mettendo allo stesso livello i due movimenti: il white power e il black power. Un esempio di questo “mettere tutto allo stesso livello” lo troviamo durante gli incontri segreti dei due movimenti: il regista utilizza un montaggio parallelo molto serrato, arrivando così a rendere le due riunioni apparentemente “razziste” verso l’etnia opposta.
Il film si conclude con una transizione dalla fiction alla realtà molto cruda e gelida. Passiamo dagli anni Settanta all’attacco risalente al 12 agosto 2017 a Charlottesville. Vediamo le immagini così come sono state documentate dai passanti e riviviamo quel tragico giorno ammutoliti. Quello che sullo schermo era un film si tramuta duramente nella realtà, una realtà che abbiamo letto tutti sui giornali, ascoltato alla radio, vissuto durante i telegiornali.
In un’intervista inerente al film, Spike Lee dice: “Il cinema per me è un mezzo per far partire un dibattito. Se la gente si alza dalla sala e parla di quello che ha visto, e pensa, e discute, beh allora io come regista sento di aver raggiunto il mio obiettivo” (mymovies.it, ottobre 2018)
E direi che ci è riuscito pienamente. Blackkklansman è un film che fa discutere e che arriva assolutamente nel momento giusto. Le ingiustizie raziali le sentiamo ancora oggi, e questo film ci sbatte in faccia la realtà degli anni ’70, e in contemporanea la problematica dei giorni nostri.