Che film, che cinema, che storia!
“Rimarrò con gli occhi gonfi dal pianto per una settimana credo! Che bella cosa che sono gli esseri umani, che forza che hanno quando si mettono insieme e uniscono le forze per una ragione comune”. Scrivo così in un messaggio whatsapp durante lo scorrimento dei titoli di coda, con in sottofondo Belive di Aloe Blacc (che continuo ad ascoltare in loop e ogni volta mi viene voglia di piangere).
Lo so, non si dovrebbe recensire un film inserendo la propria opinione, bisonerebbe rimanere oggettivi, guardare il film per quello che è, e starne fuori … ma io non ci riesco, se un film scatena cosi tante emozioni in me, è un film riuscito, punto.
Cominciamo dal fatto di cronaca: estate 2018, Thailandia. Un gruppo di giovani calciatori, tra gli 11 e i 16-17 anni (si uno dei ragazzi ha “festeggiato” il suo compleanno rinchiuso nella caverna), si ritrovano intrappolati in una caverna dato che le forti piogge quell’anno arrivarono prima del previsto. La caverna lunga diversi chilometri non è ancora stata chiusa al pubblico e viene inondata dalle acque impetuose che la riempiono ad una velocità impressionante.
Viene lanciato l’allarme e Royal Thai Navy SEALs e forze speciali americane cercando di trovare i ragazzi, con la speranza di trovarli ancora in vita.
Passano i giorni, nessuna buona notizia, i ragazzi non si trovano. È qui che entrano in azione Rick Stanton e John Volanthen, due speleologi britannici che, appresa la notizia, si dirigono volontari in Thailandia. Grazie al loro aiuto, dopo 9 giorni dalla scomparsa, i ragazzi vengono ritrovati. Sono a 2 km dall’entrata della caverna, e non c’é nessun modo per estrarli vivi. Mancano 4 mesi prima che il monsone passi, l’ossigeno all’interno della caverna è al limiti della sopravvivenza, e va trovata una solutione, repidamente.
Nel cercare una soluzione, Saman Kunan, Navy SEAL thailandese, muore in un canale, ed è qui che la missone di portare i ragazzi in salvo sembra quasi impossibile… poi un’idea che pare a tutti assolutamente impossibile, pericolosa e impraticabile: sedare tutti i bambini uno dopo l’altro e trasportarli attraverso i 2 km di canale sottacqua, privi di coscienza.
Trovo incredibile come questo documentario ci lasci trasportare nella storia e ci faccia tirare un sospiro di solievo quando finalmente i ragazzi vengono trovati… ma il peggio deve ancora arrivare, trovarli vivi era la parte più semplice.
Un ansia e una tensione costante incredibile, continuiamo a chiederci anche noi come spettatori quale dovrebbe essere la prossima mossa, non crediamo la soluzione proposta sia quella giusta, e trovo sia quella la chiave incredibile della vicenda e del documentario. Nessuno ci credeva, neanche chi l’aveva pensata, era talmente assurda, talmente improponibile, che nessuno ci aveva creduto fino alla fine, era l’unica via d’uscita, era giusto tentare, ma sempre con quella paura di fondo.
Un documentario che lascia parlare le immagini, fa parlare gli autori del salvataggio, le migliaia di persone che si sono radunate insieme, per salvare quei 12 ragazzi che erano dati per morti, cosi piccoli e cosi insalvabili.
I registi, Chai Vasarhelyi e Jimmy Chin, avevano vinto l’Oscar come Miglior Documentario nel 2019 con il film “Free Solo” e probabilmente saranno messi in lizza agli Academy Award 2022 con questo altro capolavoro!
Il documetnario lo potete trovare da meno di un mese su Disney+, 1 ora 1 47 minuti di tensione e magia.
P.S. PICCOLO TRIVIA
Di questa vicenda se ne è parlato tanto e ne é stato fatto un film qualche anno fa, ma la cosa interesante è che nel film non vedremo mai intervistati i ragazzi superstiti, perchè Netflix acquisitò i diritti sulle esperienze della squadra di calcio, impedendo loro di raccontare la loro storia nel film, chissà che magari tra qualche anno vedremo un documentario anche di netflix sui fatti di quell’estate thailandese del 2018?