Pinocchio

Quante volte abbiamo visto Pinocchio nella nostra vita? Probabilmente un numero incalcolabile, ma è già strano che quest’anno ne siano uscite ben due nuove versioni. La prima versione su Disney+, con Robert Zemeckis in regia e Tom Hanks nei panni di Geppetto, non è altri che il live action del Pinocchio originale, quello del 1940, uguale in tutto e per tutto. La seconda versione, stavolta su Netflix, è di Guillermo del Toro, e già quando si vociferava di questo progetto tutti erano già entusiasti. Pinocchio e del Toro sono forse le due entità più opposte che si possano immaginare, una coppia che non ha nulla in comune, eppure, è nato un capolavoro.

In questo film stop motion, del Toro ci regala molto di più della storia che noi già conosciamo: inizia con Carlo, il figlio deceduto di Geppetto. Scopriamo che la nascita di Pinocchio è frutto della depressione di un padre che non riesce ad accettare la morte del figlio, e vuole disperatamente un sostituto. Vediamo nello stesso Pinocchio la delusione di non poter essere all’altezza del figlio “originale”, e venire denigrato dal padre. E sarà questa voglia di riscattarsi che lo porta in un avventura (non so se si può veramente chiamare così) in quello che originariamente era il paese dei balocchi, ma qui non è altro che il mondo vero, fuori dalla sicurezza della propria casa.

Del Toro ci regala un film maturo, della trama originale riconosciamo lo scheletro e qualche dettaglio, ma tutto il resto è cambiato, va più a fondo e in continuità. L’ambientazione è più chiara, siamo sempre in Italia, ma ci troviamo nel bel mezzo della seconda guerra mondiale. Non è di sicuro facile aggiungere credibilità nella storia di un burattino vivente, ma del Toro ce l’ha fatta.

Tra le differenze più eclatanti troviamo il Conte Volpe e Spazzatura, la sua scimmia schiava. I due dovrebbero sostituire non solo il Gatto e la Volpe, ma anche il Mangiafuoco. Infatti il Conte Volpe riuscirà a raggirare Pinocchio per partecipare al suo spettacolo di burattini e a rubargli tutti i soldi facendogli credere di inviarli a Geppetto. Mischiando e unendo i personaggi originali in uno tutto nuovo non solo dona un cattivo più profondo e credibile, ma anche un nuovo improbabile alleato di Pinocchio: la scimmia Spazzatura.

Conosciamo bene del Toro e sappiamo quanto ama il soprannaturale, e ovviamente ne ha aggiunto un po’ anche qui. Scopriamo infatti che la nuova versione del burattino è immortale. Ma dal momento in cui incontra la Morte, questo dono non gli viene presentato come tale, ma piuttosto come una maledizione. Più muore, più tempo dovrà aspettare per tornarne in vita. Più tempo aspetta, più i suoi cari rischiano la morte. Avete capito che la morte è un discorso centrale, visto che lo scopo ultimo del film è l’accettazione dalla parte di Geppetto della morte del figlio Carlo, accogliendo Pinocchio nella sua famiglia.

Se pensavate di guardare un film tranquillo e leggero come l’originale, beh, vi siete sbagliati di grosso! Questo Pinocchio ha molto di più del classico Disney a cui siamo abituati, tanto di cappello a del Toro per essere riuscito in questa impresa che sembrava impossibile.

Pinocchio lo potete trovare dall’8 dicembre su Netflix.

Voto: 4/5

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