Sappiamo che il Festival di Zurigo è solito rubare film da molti altri festival per poi prendersi il merito, e anche in questa 18esima edizione non è da meno. Tra la lista di film già passati altrove troviamo il vincitore della Palm d’Or al Festival di Cannes di quest’anno. Il regista Robert Östlund già si conosce, dopo aver vinto Un certain regard (sempre a Cannes) con Turist, e la sua prima Palm d’Or con The Square, la sua ultima fatica gli regala la seconda palma d’oro per miglior film. E siamo veramente di fronte a uno dei migliori film dell’anno, senza ombra di dubbio.
Il film è diviso in 3 capitoli. Nel primo conosciamo quelli che crediamo saranno i protagonisti: la modella affermata e influencer Yaya e il modello nascente Carl, una coppia molto particolare. Due giovani ricchi che vogliono mettere in discussione tutto sul modo di vivere moderno, mettendosi allo “stesso livello”. Il secondo capitolo ci porta in viaggio, saliamo su una crociera di lusso insieme a Carl e Yaya e qui conosciamo tantissimi altri personaggi. La coppia di russi capitalisti che hanno fatto soldi vendendo concime, la coppia di ricchi inglesi che hanno fatto soldi vendendo armi, un ricco svedese che ha fatto soldi creando un app e qualche membro dell’equipaggio, tra cui la responsabile della crew e il capitano comunista perennemente ubriaco. Sembra l’inizio di una barzelletta, e infatti è proprio così: è solo l’inizio! Andrò più a fondo in seguito per dire cosa succede su questa crociera, intanto passiamo al terzo episodio: l’isola. La barca viene attaccata dai pirati ed esplode, e soltanto in pochi riescono a salvarsi, trovando rifugio su un’isola. Qui tutto cambia, si trova un nuovo ordine e si cerca un modo di sopravvivere, ma non è facile quando si è abituati ai camerieri che ti portano tutto…
PIENO di contenuto, è da anni che non vedo un film come questo, carico e voglioso di mandare un messaggio urlandolo così forte. Ed è ancora più affascinante pensare che ha vinto il festival di Cannes, visto che il pubblico di quel festival è esattamente quello che viene criticato in Triangle of Sadness. Infatti questa nuova opera di Ostlund è una satira contro la classe più alta della società, partendo dai figli della nuova generazione: gli influencer. Inizialmente vediamo tutto attraverso Carl e Yaya, lui in particolare è un personaggio geniale. Dipinto come l’uomo perfetto, sin dalla prima scena vediamo tutti i problemi mentali che si fa: è insicuro su tutto, con un ragionamento che non ha alcun senso vuole assicurare uguaglianza nella sua relazione con Yaya, e non appena lei mette in discussione la sua mascolinità, lui esplode con delle uscite ridicole. Carl è proprio la definizione del nuovo tipo di uomo moderno che si sta creando, non vuole mettersi tra i piedi dell’emancipazione femminile ma allo stesso tempo si sente minacciato da tutto quello che gli va contro.
Il capitolo dello yatch è una vera e propria montagna russa, impossibile da richiudere tutto in una piccola recensione. Mi concentro in particolare su una scena: la moglie ricchissima del russo ricchissimo ovviamente si sente in dovere di far capire alla crew che lei non è come gli altri super ricchi, lei è migliore e con i piedi per terra. La tipica falsa affermazione di ogni persona benestante che finge di interessarsi a quelli ai piedi della piramide, quando in realtà aspirano solo a dei meri complimenti, visto che l’equipaggio è sempre obbligato a dire si ad ogni loro richiesta. Infatti, lei dice all’equipaggio che devono rilassarsi, e fare un tuffo in mare. Così fanno tutti, compresi i cuochi che lasciano il pesce all’aperto in cucina… il che creerà delle spiacevoli conseguenze, che vi faccio scoprire guardando il film.
L’isola è tutta una storia in sé. L’ordine della gerarchia viene rapidamente sconvolto, senza che lo spettatore se ne rende veramente conto visto che ride ogni minuto che passa. Abigail, una delle donne delle pulizia che erano sullo yatch, diventa la capa indiscussa dell’isola, essendo la sola ad essere capace di cacciare e cucinare. Tutti gli altri ricconi, beh, devono stare alle sue regole.
È incredibile come questo film ti sbatte in faccia discorsi molto seri e tabù con estrema semplicità ed ironia, senza nemmeno che lo spettatore se ne accorga perché sta ridendo troppo. Insomma, stavo ridendo come un matto quando l’ho visto, per poi fermarmi e pensare: “aspetta, l’ha veramente fatto?!”. Ostlund si rivela, ancora una volta, un genio, e ci regala uno dei film più belli del 2022.