Lightyear

Ah, gli spin-off, questo gran mistero. Una leggenda dice che, quando uno spin-off viene creato, gli dèi lanciano una moneta: se esce testa sarà un bel film, se esce croce sarà un film del cazzo. Una via di mezzo non esiste. Agli dèi è stata data questa difficile scelta con il nuovo film Pixar, Lightyear, cioè il film che ha ispirato il giocattolo di Toy Story. Per quanto questo film fosse innecessario, beh, al lancio della moneta è uscito testa.

Buzz Lightyear atterra, con altri Space Rangers, su un pianeta sconosciuto. Vengono attaccati da mostri e, durante la fuga, Buzz fa un incidente e distrugge il cristallo per la guida a velocità luce. Questo errore obbliga tutto l’equipaggio a dover ricostruire la nave e trovare un modo per creare un altro cristallo. Ma c’è un problema: per Buzz nello spazio passano solo pochi minuti, sul pianeta in realtà passano anni. Buzz fa il possibile per trovare una soluzione al problema che ha causato, mentre gli anni passano e il nuovo mondo cambia.

Avevo zero aspettative per questo film. Toy Story è bello così com’è e non si sentiva assolutamente il bisogno di sapere perché il giocattolo di Buzz esiste, quindi il film mi dava la sola impressione del classico mangiasoldi (che probabilmente è, ma almeno è bello). È in realtà molto sorprendente. La trama è, soprattutto per almeno i primi 30 minuti, molto particolare. Vediamo tutti i tentativi di Buzz di arrivare a velocità luce nello spazio e, ogni volta che tornava sul pianeta, per i suoi amici passato 4 anni. La società evolve, i suoi amici invecchiano, ma lui rimane sempre fisso con il voler trovare una soluzione, persino con tutti questi cambiamenti davanti ai suoi occhi. Solo quando si è già inoltrati nella trama troviamo personaggi secondari che accompagneranno il nostro eroe nella sua missione, ma fino a lui abbiamo solo Buzz, e il suo senso di colpa per quello che ha fatto.

Questa trama è ancora più strana se si pensa che è un film Pixar. Sono un grandissimo fan, ma mi rendo conto che seguono sempre lo stesso filo e lo stesso tipo di film. Lightyear, per quando sembri un film casuale, è invece abbastanza complesso (come la Pixar ci insegna in ogni suo film d’animazione) e più originale di quello che ci si aspettava. Alla base del messaggio è il dover essere in grado di accettare i propri errori.

Dopo l’incidente di Buzz, tutta la colonia presente nella nave è rimasta bloccata in questo pianeta inospitale. Inizialmente, era un obbligo trovare un modo per scappare da lì e tornare alla “civiltà”. Più Buzz fa tentativi nello spazio, più il tempo sul pianeta passa, e la gente si abitua a quella situazione. Tutti tranne Buzz. Ogni volta che torna, vedendo la gente invecchiare e la colonia cambiare, si sente solo più in colpa di quello che ha fatto, nonostante le vite dei suoi amici stiano lentamente migliorando nel loro nuovo mondo. Per quelli che sul pianeta sono 4 anni, per lui sono solamente 4 minuti, e lui sta indirettamente perdendo tutta la sua vita per cercare di risolvere l’errore che ha commesso (ormai) anni fa.

Da qui, spoiler – Si viene poi a conoscenza di Zurg, il cattivo con cui già abbiamo familiarità da Toy Story. E se ci ricordiamo bene Toy Story 2, sappiamo pure che è il padre di Buzz. Beh, a quanto pare è una cazzata, perché Zurg è in realtà il Buzz del futuro. Tormentato dal trovare una soluzione, continua ad andare sempre più avanti nel futuro, finché la tecnologia è talmente avanzata che trova una macchina del tempo (in realtà non è così semplice ma ve la faccio breve). È quindi deciso a tornare indietro a quando ha fatto l’incidente per evitare che accada, ma non ci riesce senza un nuovo cristallo, ed è qui che incontra il nostro Buzz, creando una nuova linea temporale. Quindi il Buzz del presente, dopo aver conosciuto i nipoti dei suoi vecchi amici (che si, sono già morti, ed hanno avuto famiglia), vede questa versione di sé stesso completamente ossessionata dall’errore commesso, e si rende conto delle vite che verrebbero distrutte se l’incidente venisse cancellato.

Insomma, come dicevo all’inizio, la storia è abbastanza complessa e molto particolare, soprattutto per un film d’animazione. Anche per quanto riguarda la comicità, che di solito è presente in quasi tutti i personaggi dei film Pixar, qui è ridotta al minimo soltanto in un gattino robot (che fa veramente molto ridere). Per quanto sia raro che gli dèi facciano uscire testa nel loro lancio della moneta, stavolta hanno fatto veramente centro.

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