Vortex

Per chi conosce Gaspar Noè, sà che non è mai facile entrare in una sua proiezione tranquilli. Il suo nome è sempre stato sinonimo di “shock” e di “film estremi”, e stavolta ci porta un film di cui non si sa nulla, tranne il cast. Ed è qui la prima sorpresa: nel cast è presente, udite udite, Dario Argento. Essì, il maestro dell’horror stavolta lo vediamo nei panni di attore, per di più in un film dove si parla francese, immaginate la sorpresa. Ma andiamo con ordine, parliamo un po’ della trama. Molto semplice: seguiamo una coppia di anziani (Dario Argento e Françoise Lebrun) nel loro quotidiano, con il figlio e il nipote che fanno il possibile per aiutarli. Qui vediamo come, gradualmente, la demenza di lei diventa sempre più grave. Ecco tutto, niente di difficile. Ovviamente il tutto con un tocco di Noè che fa sempre male.

Comincio col dire che non è il solito Noè che ti sciocca in stile Irreversible o Enter the void, è abbastanza diverso. Tanto per iniziare non c’è quasi mai musica in questo film, parte portante di molte altre sue opere, ed è molto lento rispetto a quello che ci ha abituato. C’è una particolarità: così come nel suo mediometraggio “Lux Æterna”, Noè divide lo schermo in due rettangoli, e noi seguiamo momentaneamente i due personaggi, invece che uno alla volta come siamo abituati. A sinistra Dario Argento, a destra Françoise Lebrun. Ed è incredibile come Noè fa volare le camere senza farle mai incrociare anche quando i personaggi passano uno da parte all’altro, anche in spazi molto stretti.

Questo nuovo modo di gestire lo schermo mi ha veramente stupito. In Lux Æterna mi era piaciuto molto, anche perché era mille volte più caotico, e probabilmente proprio per questo motivo pensavo “funziona solamente perché è un mediometraggio”. Con Vortex, Noè dimostra l’opposto. Il film dura 2 ore e mezza, e all’inizio si fa un po’ fatica ad abituarcisi. Ma una volta che sei dentro ti rendi conto di quanto è bello non perdere niente di ogni scena, visto che la vedi da due punti di vista differenti.

Si, 2 ore e mezza di Noè non sono facili me ne rendo conto. Anche perché è una tipologia di film diversa dal suo standard e all’inizio ti aspetti un esplosione tipica di lui. La prima visione del film a Cannes è stata molto difficile (anche perché era a mezzanotte), e ammetto di aver perso qualche pezzo. Ma la seconda visione a Locarno (sempre alle 23, mai una volta che lo mettono ad un orario normale) è stata molto meglio. Probabilmente per il fatto che sapevo già cosa aspettarmi, ma ho visto come ha gestito bene il tempo e gli eventi nel film, e alla fine mi sono detto che quelle 2 ore e mezza non sono poi così pesanti, nonostante il film non sia per nulla leggero.

Lo so che state tutti aspettando la risposta ad una domanda: ma quindi, Dario Argento è un bravo attore o no? E si, siamo rimasti stupiti, ma è veramente un bravo attore. Una scena in particolare, che non descrivo nemmeno per lasciarvela gustare, ti spezza il cuore. Proprio per il fatto che nessuno si aspettava che fosse così bravo, rende la visione del film ancora più speciale. 

La scena però viene rubata da Françoise Lebrun, che nella sua parte è incredibile (mi ha fatto scendere più di una lacrima).

Vortex è senza ombra di dubbio il film più personale di Gaspar Noè, per un motivo molto specifico. Nel 2019 ha avuto un’emorragia cerebrale ed era ad un passo dalla morte. Ed è questa esperienza estrema che l’ha portato a scrivere e a girare Vortex.

Quindi, se siete pronti ad un tipo diverso di shock che vi farà passare la voglia di festeggiare un qualsiasi compleanno appena dopo la visione, Vortex è proprio il film che fa per voi!

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