Sono passati 5 anni da quando Guillermo del Toro ha vinto l’Oscar per il miglior film con La forma dell’acqua e finalmente torna nell’inizio del 2022 con il suo nuovo attesissimo film. L’Oscar sembra avergli fatto una grande pubblicità perché qui, per il cast, non si è badato a spese. Sono gli anni ’40, noi seguiamo Stan Carlisle (Bradley Cooper is back), un uomo che, per scappare dal suo passato, si unisce ad un luna park itinerante. Qui conosce molti personaggi stravaganti che gli insegnano ogni genere di trucco, tra cui il mentalismo. Decide di scappare con Molly (Rooney Mara) per fare il loro numero di coppia in hotel e ristoranti e diventare famosi. Durante un esibizione, Stan conosce una psicologa (Cate Blanchett) che diventerà sua complice. Lui non ne ha mai abbastanza e usa tutto quello che gli hanno insegnato solo per diventare più ricco, ignorando gli avvisi dei suoi vecchi amici.
Ve lo dico già da subito, di “Nightmare” non ha molto, e di “Alley” men che meno. Il film dura la bellezza di 2 ore e 30 (che fine hanno fatto i bei film di 90 minuti?) e all’inizio la durata si sente. L’introduzione è molto lenta e prende almeno metà film. Di per sé il film è diviso in due: quando Stan lavora al luna park e impara i trucchi da mentalista, e quando lui e Molly vanno in città ad esibirsi e conoscono la psicologa. Non è per forza una cosa negativa il fatto che l’introduzione sia così lunga perché conosciamo veramente molto bene ogni personaggio, da cosa è spinto, perché è al luna park e cosa vuole nella vita. In più, vediamo come Stan approfitta di ogni cosa che impara durante questo lavoro e già cerchiamo di capire cosa potrà andare storto nel film. Quindi questa introduzione, in fin dei conti, apre molte porte e molte domande alle quali cerchi di dare una risposta.
Se non altro, in questo film troviamo un Guillermo del Toro classico, con una piccola differenza. Se di solito i suoi film ci fanno o sognare (la forma dell’acqua) o avere incubi per mesi (il labirinto del fauno), questo ci vuole tenere saldi con i piedi per terra. Sin dall’inizio ce lo dice chiaro e tondo: tutto quello che questi “maghi” fanno, non sono altro che trucchi, nulla è vero. Anzi, mettono pure belle proibizioni nell’uso di questi trucchi: lo spiritismo è assolutamente vietato. Anche se lo spettatore rimane affascinato da come Stan riesce ad abbindolare il suo pubblico con le sue abilità da mentalista, nella scena dopo ci viene subito spiegato come ha fatto, senza lasciare niente al dubbio. Stavolta il sogno di Guillermo del Toro è la realtà, e come la persona giusta può manipolarla a suo piacimento per fare spettacolo. Il film ha i suoi alti e bassi, ammettiamolo, bisogna arrivare almeno a metà per essere veramente presi dalla storia (per me è stato così), una volta che il film ti cattura lo fa per bene visto che ha lasciato delle belle fondamenta nell’introduzione. Il finale in particolare è una figata, però esci in ogni caso dalla sala con un po’ di amaro in bocca.
Parliamo un po’ di sto cast. Bradley Cooper era da un po’ che non lo vedevo al cinema (a parte Licorice Pizza, ma c’era tipo per 15 minuti), e non mi ha fatto entusiasmare, è abbastanza anonimo in questo film, solo alla fine dà il meglio. La vera persona che ruba la scena a tutti è Cate Blanchett, bravissima nel ruolo della psicologa misteriosa che si fa fregare da Bradley. Si porta dietro tutto il mistero da regina degli Elfi che è ineguagliabile. Sono molto triste per Toni Collette, sono un suo grande fan ma la sua non era una grande parte e ha fatto quello che ha potuto porella. I complimenti a Willem Dafoe vanno fatti che è sempre un grande continua così.
Di questo film mi è piaciuto particolarmente il finale che è una figata (non faccio spoiler tranquilli). Come dicevo prima, più o meno a tre quarti si capisce dove il film vuole arrivare, e vedi tutto che piano piano crolla, così come gli amici di Stan lo avevano avvisato. Il finale non è altri che una conseguenza diretta delle decisioni che Stan ha preso all’inizio del film. Solo una cosa dico, perché per il protagonista è veramente un tassello importante: l’alcool in questo film è veramente odiato. Stan non ne fa mai uso, e chi ne fa, beh, lo porterà a fare una brutta fine. Sembra sia la rappresentazione della perdita di controllo che può capitare ad ognuno di noi. Ogni volta che un personaggio beve, perde il controllo su quello che gli succederà, e più volte la bevanda viene marchiata dai personaggi come il veleno. (Piccolo spoiler) Stan non beve mai alcool, in una scena lo beve e da lì in avanti per lui inizia la catastrofe. Siccome per questi personaggi avere il controllo sui loro trucchi è così importante, perderlo significa smettere di vivere e finire col credere che quello che si fa è vero, non è più un trucco.
Insomma, sì il film è lento, sì il film è lungo, ma è anche bello pienotto e nonostante tutto è una visione piacevole. Andate al cinema dal 27 Gennaio per non cascare in nessun trucchetto.