La storia di come Jonathan Larson ha cambiato Broadway. Il nome non vi dice niente? Tranquilli, non siete gli unici. Anche io guardando il film non avevo la più pallida idea di chi fosse, cosa che non è cambiata molto dopo la visione del film, perché mi racconta cosa ha fatto ma l’interesse verso quello che ha fatto in ogni caso non c’è. Detto questo, “tick, tick…boom!” racconta la sua storia attraverso le canzoni scritte da lui, in particolare di due pièces teatrali: Superbia, durante il film lui sta finendo di scriverla e vuole portarla a Broadway, e tick, tick… boom, che dà il titolo al film.
Per quanto non mi piacciano i musical, questo l’ho trovato molto simpatico e abbastanza diverso ad altri musical biografici. La storia si sviluppa in due linee parallele: il passato dove lui sta scrivendo Superbia e il suo presente dove si sta esibendo con tick, tick… boom, che è un teatro proprio sulla sua vita. Le canzoni di tick, tick… boom sono quelle che noi sentiamo e che fanno andare avanti la narrazione evento dopo evento. Le canzoni sono molto particolari, alcune anche divertenti, non ci troviamo di fronte alle solite canzoni d’amore melense e tutte uguali, ma, come dice lui in una scena: “ho scritto una canzone sullo zucchero in 3 ore”. Quindi potete capire come questo elemento trovava spunto veramente in ogni cosa pur di esercitarsi a fare quello che amava.
La cosa che rende il film molto più coinvolgente è che la storia di Larson è completamente normale. Non è nessuno di speciale e, anzi, noi capiamo esattamente quello che sta passando. È da qui che nasce il “tick, tick… boom“: il tick tick di una bomba che potrebbe esplodere da un momento all’altro, è la pressione che proviamo tutti nel dover trovare i soldi per pagare l’affitto, per pagare la spesa, è la pressione nel dover portare a termine ogni compito nella data limite ma procrastinando fino all’ultimo, è la pressione di dover stare all’altezza delle proprie aspettative mentre ogni anno l’età avanza, è la pressione di dover far tutto questo mentre cerchiamo di tenere salde le nostre amicizie e avere contatti con la nostra famiglia, è la pressione della vita di ogni giorno.
La disperazione che porta questo tick tick è quello che per me rende il film molto umano (ovviamente, tralasciando le scene dove tutti cantano e ballano, per questo non mi piacciono i musical) e che ti lascia incollato allo schermo nonostante il tuo interesse per la storia è sotto zero. Ed è molto importante come cosa perché, immagino che al di fuori del Stati Uniti, soltanto gli appassionati di musical conoscano effettivamente Jonathan Larson, gli altri guardano il film per due motivi: è nominato ai Golden Globes, Andrew Garfield è protagonista. Questa resa umana della storia permette anche alle persone ignoranti nel campo (come me) di godersi il film.
Il film lo potete recuperare su Netflix, se volete trovarvi qualcosa di diverso dal solito e un musical un po’ fuori dagli schemi, proprio come Larson in persona.
Ero proprio curiosa di sapere come fosse! Grazie come sempre on point
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Ciao Jelena, felice che sei tornata sul nostro blog, grazie per la fedeltà continua a seguirci!
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