The power of the dog

Due fratelli molto diversi, Phil e George, gestiscono un ranch nel bel mezzo del Montana. Phil è il tipico cowboy, duro e senza freni, mentre George è completamente distaccato dalla vita da ranch del fratello e viene trattato come uno zimbello. George conosce Rose e decide di sposarla nonostante la riluttanza di Phil. I due si trasferiscono, con il figlio di Rose, nel ranch, e Phil non tarda a far capire cosa ne pensa del loro matrimonio.

Tipico film da festival acclamato dalla critica, non è facile vederselo tutto senza fare qualche sbadiglio. Soprattutto la prima metà del film è molto lenta e si concentra sul raccontare i quattro personaggi protagonisti: Phil (Benedict Cumberbatch), il fratello maggiore, severo e arrogante che comanda su tutto e tutti; George (Jesse Plemons), il fratello minore, senza un posto nella famiglia, sempre sfottuto; Rose (Kirsten Dunst), una madre sola, il cui marito si è suicidato da poco, che cerca di sopravvivere e mandare il figlio a scuola; e Peter (Kodi Smith-McPhee), figlio di Rose, un ragazzo mingherlino e con problemi di socialità. Si vedono molto bene e molto chiaramente le dinamiche che hanno questi 4 personaggi: Phil controlla tutto con la forza, George cerca soltanto un posto nel mondo, Rose vuole solo sopravvivere la giornata mentre Peter il mondo lo scopre a modo suo.

Il fulcro del film arriva con il trasferimento di Rose nel ranch di Phil. Lui, minacciato dall’arrivo di una sconosciuta nel suo territorio, continua a punzecchiare George dicendo che lo sposa unicamente per i soldi e per farsi pagare la retta scolastica del figlio. Quando lei arriva, lui continua a tormentarla prendendola in giro per ogni cosa che fa. Finché lei, sentendosi costantemente giudicata e senza nessuna libertà, si affoga nell’alcool, dalla mattina alla sera. Incapace persino di badare al figlio, Peter prova a cercare conforto in Phil, facendo una scoperta inaspettata: Phil nasconde una relazione con il suo mentore ormai morto.

Il film parla di solitudine, sotto ogni aspetto. Per Phil, è rimanere solo senza il suo amante sentendosi minacciato e senza protezione; per Rose, è rimanere sola senza il nuovo marito in una casa che non la vuole; per George, è rimanere solo senza un vero posto nella sua famiglia; e per Peter è rimanere solo senza una madre che si prende cura di lui. Anche la malinconia ha una grande parte, soprattutto per Phil che, nei momenti in cui non ce la fa più, torna sempre nei luoghi che condivideva con il suo mentore. Si capisce fin da subito che nessun personaggio si sente veramente a casa, non si sentono parte di dove sono. In particolare Rose, che pensava di aver trovato finalmente una situazione stabile con George, si ricrede dopo aver sofferto il tormento che le fa passare Phil la spinge in un vortice di degradazione (in poche parole, diventa alcolizzata) fino ad un collasso.

Gli unici due personaggi che riescono a raggiungere un obiettivo sono quelli che vengono raffigurati come i più deboli: George e Peter. George riesce finalmente a levarsi il senso di solitudine dopo aver trovato Rose, ma paradossalmente mettendolo addosso a lei. Il film si apre con una frase di Peter: “dopo la morte di mio padre, sono disposto a tutto pur di rendere felice mia madre“. Non vi dico cosa fa sto porello, ma effettivamente riesce nel suo scopo: alla fine vediamo George e Rose finalmente felici, sorridenti, come facevano soltanto all’inizio del film. È Phil quello che paga il prezzo di non ascoltare minimamente le richieste altrui. Lui è sempre severo e molto arrogante, non prova empatia verso nessuno e pensa unicamente a sé stesso. Soltanto alla fine, quando Peter scopre il suo segreto, si sforza ad essergli gentile, solo perché spera che lui non dica nulla a nessuno.

Il film è quindi un esplorazione di queste dinamiche, per questo motivo all’inizio è molto lento, ma prende un po’ più di piede una volta che si capiscono i meccanismi e cosa sta succedendo ad ogni personaggio. I dettagli vengono dati poco a poco, durante la visione ci si fa anche qualche teoria su cosa potrebbe succedere alla fine siccome ogni cosa è in un posto diverso, e si vede, ma è chiaro e tondo che presto o tardi cozzeranno una contro l’altra.

Tutti gli attori sono bravissimi nei loro ruoli, in particolare Cumberbatch e la Dunst, che in Phil e Rose sono molto credibili, nonché i personaggi più interessanti del film. Il film è anche nominato a mille mila Golden Globes tra cui miglior regia per Jane Campion, che non era male ma di regia non ci capisco nulla quindi mi fido.

Il film in sé non è male, ma bisogna stare molto attenti per beccare ogni dettaglio in questa dinamica malata tra i personaggi, perché di sicuro il film non aiuta alla concentrazione, anzi, esattamente l’opposto. Se volete recuperarlo in tempo per la notte dei Golden Globes il 9 Gennaio, lo trovate su Netflix.

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