Il ritorno sul grande schermo di Paul Schrader dopo l’incredibile First Reformed (consigliatissimo). Stavolta, seguiamo il particolare personaggio di William Tell (lo svizzerotto che c’è in me ha riso), interpretato da Oscar Isaacs, un ex militare che si è dato al gioco d’azzardo. Lui è meticoloso, controlla ogni minimo dettaglio per non perdere nessuna occasione. Un giorno, conosce Cirk (Tye Sheridan), un ragazzo carico di odio che vuole attuare una vendetta su un nemico che ha in comune con William. Insieme a loro c’è anche La Linda (Tiffany Haddish), una misteriosa finanziatrice che apre le giuste porte ai due.
Il film è pulito, chiaro, diretto, così come William è un maniaco del controllo, Schrader lo è con la camera, seguendo ogni minimo dettaglio. William è un personaggio molto particolare, il suo maniacalismo lo porta ad infastidire molte persone intorno a lui, finché si rendono conto che fare come dice lui è la cosa giusta. Lui fa di tutto pur di non cadere nell’ira, ma dopo aver conosciuto Cirk non riesce più a trattenere tutti gli impulsi che ha cercato di nascondere sin dall’inizio del film, e piano piano il personaggio si trasforma e conosciamo sempre di più il “vero” William, quello prima di finire in prigione per anni.
Nel film c’è una sequenza molto interessante. In un flashback conosciamo il nemico in comune di William e Cirk, il Maggiore John Gordo (Willem Dafoe). Il flashback è un piano sequenza in grandandolo dentro una prigione militare, dove dei soldati sono addestrati per torturare dei prigionieri di guerra, tra cui William. Nel piano sequenza, seguiamo il Maggiore mentre si addentra in tutte le stanze e spiega quello che stanno facendo, perché lo stanno facendo e come dovrebbero farlo meglio. Una scena abbastanza angosciante grazie all’uso originale del grandangolo che ci permette di vedere, in maniera deformata, le stanze nella loro interezza. Vediamo cose disumane deformate in modo disumano, come se anche Schrader in qualche modo volesse torturare e portare al limite ogni inquadratura di quella scena.
Tutti gli attori fanno un ottimo lavoro, tranne Tiffany Haddish, che in questo film è veramente un pesce fuor d’acqua. Da comica, non ha nulla a che fare in un film drammatico e si vede che non sa esattamente come comportarsi, è fuori luogo in ogni scena. Non perché fa battute, anzi, non le fa mai, ma proprio perché non riesce a fare un personaggio. Noi semplicemente vediamo Tiffany Haddish sera e basta.
Può essere che la fine è un po’ frettolosa, ma tutto sommato il film cattura l’attenzione e è anche carico di ansia. Non arriva nemmeno lontanamente al livello di First Reformed, ma non ci possiamo lamentare.