Siccità

Tutto il cinema italiano moderno si è eretto per partecipare all’ultima fatica (e che fatica) di Paolo Virzì: Valerio Mastandrea, Tommaso Ragno, Emanuela Fanelli, Silvio Orlando e perfino Monica Bellucci! Tutto di questo film urlava al prossimo grande film italiano di cui tutti si sarebbero ricordati. E non disperate, ce ne ricorderemo di certo, ma sicuramente non per la sua bellezza, anzi. È uno dei film più disordinati, approssimativi e caricaturali che io abbia mai visto negli ultimi alti: è puro caos.

Non so nemmeno da dove iniziare visto che questo film non ha un ordine, ha solo un pasticcio di personaggi che, a volte (ma solo alcuni), si intrecciano. Siccità è ambientato in una Roma alternativa colpita da una fortissima siccità che ha pure fatto asciugare il Tevere. Il caldo non fa che aumentare, così come la sporcizia, le malattie e la paura della popolazione. Qui troviamo Silvio Orlando, un carcerato che “per sbaglio” evade di prigione, Valerio Mastandrea, un taxista colpito dalla malattia, Diego Ribon, l’epidemiologo, un Tommaso Ragno imbarazzante, che interpreta un influencer, e mooolti altri personaggi inutili.

Ne avrò descritti più o meno la metà, e il film dura solamente 1 ora e 37! Ovviamente i personaggi sono gestiti malissimo, alcuni vengono dimenticati per un sacco di tempo, mentre altri vengono visti fin troppo. Non c’è equilibrio, ordine e nemmeno profondità in nessun utilizzo dei personaggi. Sono tutti semplicemente lì a raccontare qualcosa, ognuno fine a sé stesso.

Tutto ciò è contornato da dei dialoghi imbarazzanti che rendono tutto finto, senza approfondire nessun concetto. Tutto viene buttato là, approssimativo e superficiale, bastava completare la lista di argomenti di cui discutere uno dopo l’altro, proprio come un compitino scolastico.

Penso che nessuno si sarebbe aspettato un livello così basso, non da Virzì e nemmeno da tutto il grandissimo cast che è riuscito a raggruppare. Siccità non è soltanto la più grande delusione di questa Mostra, ma pure il film più brutto visto a Venezia79.

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