Preparatevi ad essere catapultati nel bel mezzo della guerriglia urbana francese in questo film che vi terrà sul bordo della sedia per tutta la sua durata. Romain Gavras in regia (figlio di Costa), ci regala un esperienza incredibile. Riesce, non si sa come, a far fluttuare la macchina da presa in mezzo a centinaia di comparse e ad un casino immenso.
La trama, forse l’unica parte dolente del film, è molto semplice: in uno scontro a fuoco, la polizia francese uccide un 12enne, ennesima vittima in una lunga lista di omicidi da parte delle forze armate francesi. Karim, uno dei tre fratelli della giovane vittima, decide che è tempo di contrattaccare. Grazie a tantissimi abitanti del suo quartiere, chiamato Athena appunto, distruggono una centrale di polizia e riescono a rubare delle armi. Così inizia la battaglia: da un lato gli abitanti di Athena, disposti a tutto pur di ottenere il nome dei poliziotti del 12enne, dall’altro la polizia francese, che nega ogni legame con quell’evento. I problemi non finiscono qui: uno dei fratelli di Karim, Abdel, è un poliziotto. Non sarà quindi solo il quartiere a scuotersi, ma anche il legame tra i due fratelli.
Il film dura 1 ora e 40, e si può quasi dire che è anche il tempo che passa effettivamente nel film, visto che è principalmente fatto con dei lunghissimi piani sequenza che fanno stare lo spettatore in apnea per molto tempo. È incredibile come riesca a farti entrare subito, dal primo minuto, in questa situazione di caos completo, e non lascia la morsa nemmeno per un secondo. È un film rapido, violento, feroce, proprio come i protagonisti. Non si vede mai Karim parlare a bassa voce o a sedersi per fare una pausa, nemmeno una volta, lo vediamo correre in giro in continuazione, a urlare ordini a destra e a sinistra. È impossibile descrivere la sensazione di caos che il film ti dà, ed è incredibile come riesce a tenere alta la tensione per tutta la sua durata.
Durante la mostra, parlando con altri festivalieri, ho sentito gente dire che lo ritenevano fin troppo caotico, paragonandolo ad una clip musicale piuttosto che ad un film, e che lo spettatore ha bisogno di un momento di pausa, non può guardare quasi due ore di caos puro.
Io mi trovo in completo disaccordo: Gavras vuole portarci proprio lì, e in una situazione realistica le persone implicate non possono fare pause, non possono avere un attimo di calo di tensione, ci sono in mezzo e devono resistere fino allo sfinimento. Ed è esattamente così il film: tensione continua, esattamente come se fossimo lì con loro a batterci contro la polizia. Il tutto gestito in modo perfetto con dei piani sequenza che fanno venire i brividi, vi basterà vedere i primi 15 minuti per capirlo (esatto, 15 minuti iniziali di piano sequenza).
Molto interessante anche la relazione tra i fratelli Karim e Abdel (c’è anche un terzo fratello che fa lo spacciatore di cui non ho capito l’utilità). Abdel ha perso un fratello, ma non può andare contro l’istituzione per la quale lavora come sta facendo Karim. Non è solo una lotta di potere, ma anche di appartenenza e lealtà verso la famiglia o un’entità ideata per proteggere, ma che nel corso del film la vediamo solo “distruggere”.
Purtroppo non ha vinto nulla, ma se volete recuperarlo (altamente consigliato!) lo potete trovare su Netflix.