Quando è uscito il programma della 75esima edizione del Festival di Locarno, mi aveva già colto un’amara tristezza: non è presente nessuna proiezione di mezzanotte. Quelle più cattive, che l’anno scorso ci hanno regalato quel capolavoro che è The Sadness. Ho dovuto fare una lunga ricerca nel programma di quest’anno per trovare Candy Land, il film (più o meno) shock di questa edizione. E che soddisfazione!
Ritroviamo il regista John Swab, già conosciuto a Locarno 74 in Piazza Grande con il film Ida Red. A noi Hateful non era piaciuto, ma si è completamente rinnovato con questo nuovo film. Siamo nel bel mezzo dell’America. In una stazione di servizio per camion, troviamo Sadie, Liv, Riley, Levi e la loro “protettrice” Nora. La banda si occupa di accontentare i passanti, diciamo. Ognuno ha la sua zona, i suoi clienti e la sua camera: la vita a Candy Land. Tra i passanti si trova di tutto, anche una comitiva di una setta religiosa in cerca di nuovi seguaci. La fine è vicina, dicono. Un giorno le ragazze trovano Remy, una ragazza che fa parte della setta ma è stata abbandonata nella stazione di servizio. Per pagarsi da vivere, Remy decide di fare quello che fanno le suore nuove coinquiline, ma dei misteriosi omicidi rovinano l’equilibrio di Candy Land.
Già si sa che l’America è spaccata, e in questo film vediamo le due fazioni scontrarsi con forza una contro l’altra. Da un lato i menefreghisti, i peccatori, le donne e gli uomini facili, che non guardano in faccia a niente e a nessuno pur di avere qualche dollaro, nemmeno all’orgoglio. Dall’altra i santarelli, religiosi nell’ideologia ma non tanto nei fatti, che vogliono salvare (e essere salvati) gli altri per andare in paradiso. Sempre perché, come detto prima, la fine è vicina. Non si salva nessuno in questa Candy Land, una volta che ci arrivi, abbandoni ogni principio e pensi alla sopravvivenza.
È proprio questo che ha dovuto fare Remy una volta che è stata abbandonata nella stazione di servizio: è entrata a far parte della fazione opposta, come un infiltrata. Ed ecco un’opportunità, poter attaccare i nemici direttamente dall’interno, in modo da purificargli l’anima e mandarli in paradiso. E così fa. Con una furia omicida approfitta del suo nuovo ruolo da prostituta per purificare (cioè, ammazzare malamente) ogni peccatore che le passa davanti. La controversia è evidente: uccidere è sbagliato, come possono essere giustificati gli omicidi di Remy? Chiaramente il film non è così profondo, si tratta solo di una persona malata, troppo convinta e radicata in un ideologia che prende la maggior parte della popolazione americana, ma è comunque un ragionamento che va fatto. Solo perché loro sono credenti e chiedono perdono possono fare tutto quello che vogliono? Quale differenza c’è tra i peccati che commettono le sue colleghe e quelli che commette lei?
Il film è pieno di controversie, non solo con Remy e la sua pazzia, ma anche su molti clienti che passano a Candy Land. Il primo cliente di Remy è proprio un prete ultra 70enne. Più chiaro di così.
Più si va avanti, più si può dire che le due fazioni possono essere condensate in una grande fazione mista, dove tutti fanno quello che credono sia giusto, sbagliando completamente.
Va detto che non è un film per tutti. La violenza gratuita, soprattutto nella seconda parte, la fa da padrone. Ma è esattamente quello che cercavo.
Voto esagerato: 4/5