Siamo in piena campagna italiana. È estate, fa caldo. Noi seguiamo Pierluigi, detto Gigi, agente della polizia locale di un paesino sperduto nel Friuli. Le giornate passano veloci e tranquille, Gigi conosce tutti, tutti conoscono Gigi. Un giorno, lui e un suo collega scoprono un corpo sui binari che passano vicino al paese, e un personaggio misterioso che era già lì, dicendo di averlo visto. Nel corso delle tranquille giornate, Gigi incontra amici e ammazza il tempo, ma non riesce a togliersi dalla testa quell’uomo misterioso.
Un film spensierato che racconta la tranquillità della periferia. Alessandro Comodin mostra il suo paesello d’origine senza filtri, la semplicità, la quotidianità e le controversie. Il regista gioca molto su quest’ultimo punto. Come dice Gigi: molte cose è meglio pensarle e non dirle. Questo è un po’ il fulcro del film, quasi niente viene detto in modo diretto, tutto rimane nell’aria calda estiva e si preferisce lasciar andare piuttosto che affrontare ciò che si ha in testa. Seguiamo Gigi mentre parla con la gente del posto e gestisce alcuni casi difficili, come quello di un suicidio o portare una ragazza in manicomio. Ma non sappiamo mai come quei casi finiranno, così come Gigi non lo sa, siccome esce dal suo campo d’azione. Non solo questo, ma anche l’importanza di questo livello di polizia viene messo in questione, è più un controllore che un poliziotto, in alcuni casi quando vede qualcuno fare qualcosa di illegale dice: fai attenzione alla polizia che ti dà la multa! E continua la sua pattuglia.
È uno spaccato di realtà che, nel suo piccolo, rappresenta la quotidianità di tutte le città, più o meno grandi. Anche noi, come spettatori, vediamo eventi verificarsi sotto i nostri occhi e non facciamo niente al riguardo. Gigi, nonostante rappresenti la “giustizia”, è esattamente come noi. In un particolare momento decide di sua spontanea volontà di voler seguire un sospetto omicida, ma viene fermato dai colleghi, che gli consigliano di continuare a fare quello che gli viene detto e non rischiare inutilmente una sgridata. E anche qui, alcune cose è meglio pensarle piuttosto che dirle.
Il film è ancora più sorprendente grazie all’interpretazione di Gigi, non essendo attore professionista ma proprio poliziotto, e zio del regista. Tutti quelli che vediamo nel film non sono attori, ma gente del posto e colleghi di Gigi. Si potrebbe quindi definire il film un docufiction, visto il forte legame che i protagonisti e la trama hanno con la realtà.
Se siete a Locarno potete recuperarlo martedì 9 alle 18:00 o mercoledì 10 alle 21:00.
Voto: 3.5/5