The Hateful Eight

L’ottavo film di Quentin Tarantino è ambientato pochi anni dopo la guerra civile americana. Si apre con il passaggio di una carrozza e un uomo che cerca un passaggio. È in arrivo una forte tempesta di neve e i passeggeri devono fare il possibile per raggiungere un riparo, l’emporio di Minnie, il prima possibile. In questa carrozza troviamo John Ruth, un cacciatore di taglie chiamato “Il Boia”, e la sua prigioneria Daisy Domergue, mentre chi chiede di entrare nella carrozza è il Maggiore Marquis Warren, anche lui un famigerato cacciatore di taglie. John, nonostante non si fidi completamente di lui, lo fa salire e insieme continuano il viaggio verso l’emporio. Più avanti incontrano un altro uomo, Chris Mannix, che dice di essere il nuovo sceriffo di un paese vicino. Nonostante John non si fidi di lui, è obbligato a farlo salire nella carrozza. Una volta arrivati all’emporio scoprono di non essere soli, ci sono altre quattro persone che cercano rimparo sotto quel tetto: chi sono queste persone? Si possono fidare di loro? John scopre che una di loro potrebbe essere d’accordo con la sua prigioniera per liberarla: i sospetti sono ben otto, come farà John a scoprire chi è disposto a ucciderlo per salvare una criminale? Il film narra la ricerca di un complice tra persone che non si conosco, non si fidano e, soprattutto, non hanno nulla da perdere.

The Hateful Eight è chiaramente diviso in due parti, a metà. Le due parti sono completanete diverse, è come se si guardassero due generi in una volta sola. La prima parte presenta molti dialoghi e vengono caratterizzati i personaggi: prima lo spettatore conosce John Ruth, poi il Maggiore Warren e la prigioniera di John. Si scopre che ognuno ha una propria storia e nessuna è meno importante di un’altra. I tre arrivano quindi all’emporio dove vengono presentati quattro nuovi personaggi e anche loro hanno molte storie diverse. Ed è così che inizia la seconda parte: dopo aver conosciuto tutte le storie dei protagonisti, tanto che quasi sembra di conoscerli personalmente, lo spettatore inizia a mettere in dubbio tutto quello che ha appena sentito, perché anche cerca un colpevole tra gli otto: ed è proprio questo il bello del nuovo film di Tarantino. In questo senso mi ha ricordato Le Iene, opera dello stesso regista, molto diversa nel genere ma simile nella trama.

Nella seconda parte subentra l’azione, la tensione e il dubbio. Tutto quello che è stato creato prima comincia a crollare e lo spettatore è completamente rapito da quello che vede, arriva a chiedersi: “chi sono veramente queste persone?”. Per essere un film di Tarantino che si rispetti deve esserci anche molta violenza, e in questa parte la troviamo. Quindi vi è il dubbio dei personaggi mischiato con la violenza e la loro freddezza: un mix vincente. Tutto questo crea scene intense in cui lo spettatore non ha un momento per pensare perché tutto è già successo; è un film molto veloce, chi sta cercando il complice non ha bisogno di conferme: spara e basta.

The Hateful Eight è molto bello: nonostante io abbia trovato un po’ lunga la prima parte, penso sia necessaria per creare la tensione che domina nella seconda parte. In tre ore si assiste a un racconto perfetto, pensato nei minimi dettagli e in cui nulla viene lasciato al caso. Lo spettatore è completamente in balia della storia, non riesce a capire cosa potrebbe succedere perché ci sono troppe variabili. Sta fermo e attende.

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