TÁR

Non è ancora uscito in tutte le sale, ma dobbiamo parlarvene ora perché è uno dei 5 film drammatici dell’edizione Golden Globe 2023, insieme ad Avatar, Elvis (?), The Fabelmans e Top Gun.

Tár di Todd Field, 158 minuti, è un film autoriale e complesso, che ho dovuto riguardare per scrivere la recensione.

Nel vortice di Venezia79, alle 8 di mattina su una sedia scricchiolante del Palabiennale, un film del genere è stato solamente fonte di noia e di necessita di uscire a metà per poter andare a bere un caffè e fare colazione.

A suo tempo aveva ricevuto solamente 2 stelle, ora, alla seconda visione, il mio parere non è cambiato.

L’opera è un elogio a Cate Blanchett (che vince a Venezia la Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile), Todd Field decide di scrivere un film fatto a misura dell’attrice, e lei si trasforma e diventa per oltre due ore e mezza Lidia Tar, una direttrice d’orchestra, genio della musica, molto ricca, molto potente, molto brava, borghese e super acculturata.

Il film inizia con una lunga intervista a Lidia, quasi fosse un documentario, la seguiamo per oltre 20 minuti sul palco di una grande sala con il pubblico, a tenere quasi una masterclass intervistata da un giornalista di un rinomato giornale americano, Lidia dovrà dirigere la 5° sinfonia di Mahler, a Berlino.

Tutta la prima parte del film tiene la struttura quasi di un documentario, scene molto lunghe, molti “monologhi” della protagonista per conoscerne anche la sua vita privata.

Da metà in poi il film si trasforma, iniziamo a capire la vita contorta di Lidia, tra la sua relazione con la compagna, con la figlia, con il pubblico, i suoi musicisti, cerchiamo di essere parte della sua storia ma ne rimarremo sempre fuori (io perlomeno).

Neanche riguardando il film una seconda volta con calma in casa mia, sono riuscito a farmi piacere questo film, per me rimarrà per sempre un film-elogio a Cate Blanchett (bravissima, incredibile, wow).

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