The Pentaverate

Ed ecco a voi la prima recensione di una serie sull’Hateful Blog! 🎉 🎉 🎉

Nella miriade di serie, miniserie e film di Netflix, ogni tanto si trova qualche piccola chicca da apprezzare. In particolare questa miniserie di sole 6 puntate, di 30 minuti l’una, creata dal grandissimo Michael Myers. È ovviamente l’unico motivo per cui l’ho guardata, già il trailer non mi convinceva molto, ma è proprio ciò che ti aspetti da un prodotto di Myers.

Trama molto semplice: dimenticate gli Illuminati. Dimenticate i Massoni. Qui esiste solo il Pentavirato: una società segreta formata da 5 membri, i migliori nei loro campi, che si definiscono “i buoni”. Non hanno interesse a conquistare il mondo o a capovolgere la società, vogliono semplicemente risolvere i più grandi problemi attuali per permettere all’umanità di prosperare. Uno dei 5 muore inaspettatamente, e il professore Hobart Clark viene chiamato (obbligato) a prendere il suo posto come esperto in biochimica. Il suo compito? Risolvere il surriscaldamento globale. Nel frattempo, un anziano giornalista canadese di una televisione locale cerca uno scoop pur di non farsi licenziare. In una Convention, grazie a un complottista, scopre la possibile esistenza del Pentavirato (“è diversa dalle altre società segrete! Questa esiste!”). Decide quindi di seguire gli indizi per smascherarla.

In questo paragrafo in cui vi ho spiegato la trama ho nominato 8 personaggi diversi. Soltanto uno di questi non è interpretato da Michael Myers. Myers interpreta i 4 membri del Pentavirato ancora in vita (tranne il novellino Hobart Clark), il giornalista canadese e pure il complottista. Fa talmente tanti personaggi che non sono nemmeno sicuro di averli nominati tutti. Sono d’accordo che all’inizio sembra un po’ troppo, anche perché, nonostante il trucco e parrucco sia fatto veramente molto bene, è abbastanza evidente che si tratta sempre della stessa persona. Nonostante ciò, chiamatemi stupido, ma rende il tutto ancora più divertente. È rimasto nella comicità anni ’90, poco più evoluta, ma vi giuro che fa morire dal ridere. Myers ha una capacità incredibile di creare personaggi completamente diversi uno dall’altro semplicemente cambiando i gesti e il modo di parlare. Quindi si, tutti si somigliano, ma vedi subito chiaramente che ti trovi di fronte a personaggi molto diversi

La trama va molto veloce e, nonostante non sia molto sviluppata, ha molti colpi di scena che devo dire mi hanno sorpreso. La storia va avanti molto in fretta, raramente si ferma per fare delle gag (si ok c’è una scena inutile con Shrek, ma Myers è la sua voce originale quindi non conta), si vede proprio come la comicità è legata direttamente alle situazioni in cui si trovano i personaggi in quel momento: non è la comicità stessa a far andar avanti la storia, ma è un modo per raccontare le situazioni. Anche in questo Myers è un maestro.

In particolare ci sono delle scene che vanno oltre la quarta parete, più volte un esecutivo di Netflix in giacca e cravatta parla a noi spettatori per scusarsi della squallida serie che stiamo guardando, in alcuni casi anche “bippando” le parolacce e rimontando scene per renderle più “inclusive”. Insomma, non sai mai cosa aspettarti, e ogni idea è meglio della precedente.

Un dettaglio che mi ha fatto morire dal ridere è la sigla iniziale, se così si può chiamare. La voce di Jeremy Irons ci introduce ogni episodi e dovrebbe dire a grandi linee la trama della serie. Beh, in breve, ogni volta Irons finisce con l’arrabbiarsi e dire tutt’altro. Vi consiglio di non saltare MAI la sigla iniziale, proprio come Irons stesso vi dice, ma di stare molto attenti! Una genialata.

Piccolo punto dolete, senza fare nessuno spoiler, è il finale. Molto frettoloso e abbastanza insulso. Vuole essere un finale progressista in una serie che di progressista non ha nulla. Per qualche motivo vuole mandare un messaggio, e lo manda in un modo completamente sbagliato. Alla fine dei titoli di coda Myers scrive che dedica la serie a tutti i giornalisti locali che vengono ignorati. Beh, guardando la serie, non si direbbe, nonostante il personaggio del giornalista sia il protagonista.

Se volete godervi delle belle risate in poco tempo, The Pentaverate è quello che fa per voi. Voglio soltanto sapere quanto avete riso nella scena del biliardo.

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