Youth – La giovinezza

L’ultimo film di Sorrentino è ambientato in un hotel nelle Alpi svizzere. Qui due amici, ormai ottantenni, passano una settimana di vacanza: Fred (Michael Caine), un direttore d’orchestra molto famoso ma ormai in pensione, e Mick (Harvey Keitel), un regista che sta lavorando, con l’aiuto di altri scrittori, al suo ultimo e, a suo dire, bellissimo film.
Ormai anziani i due amici passano il tempo a ricordare ciò che hanno vissuto insieme: i giovani amori, gli errori e le occasioni perse, e cercano di non arrendersi e tornare alla giovinezza di un tempo. Mick lo dimostra provando a scrivere il suo miglior film, mentre Fred, nonostante sia fermamente convinto di non voler più dirigere nessuna orchestra, si limita a sognare di continuare il suo amato lavoro.

Ho trovato il film complesso, non tanto per la sua trama, ma per i molti significati che si nascondono dietro ogni scena. Tutto ciò che appare sullo schermo è studiato molto bene: ogni discorso o ogni commento degli attori ha una cornice scenica molto ben strutturata che li valorizzava e spiega ciò che vogliono trasmettere.
Sono ottime anche le interpretazioni, soprattutto quella del protagonista, Michael Caine. Ho trovato che sia stata una scelta vincente scegliere lui come attore principale: ha interpretato questo personaggio, con tanti problemi interiori, molto bene, trasmettendo tutti i sentimenti di un uomo rifiutato e solo. Ci sono anche molti attori di supporto che interpretano personaggi particolari, come Roly Serrano che interpreta un particolare Maradona. Questi personaggi creano un’atmosfera che caratterizza l’ambiente di quell’hotel.
Uno in particolare è quello di Jimmy Tree (interpretato da Paul Dano), un attore che, nonostante abbia fatto molti film, viene riconosciuto unicamente per quello più stupido che a lui non è piaciuto per niente. Si trova in questo hotel per trovare ispirazione per il suo prossimo particolare personaggio, e si renderà conto, grazie alla conoscenza di Fred, di non voler più farlo. Paul Dano ha fatto un ottimo lavoro per interpretare questo attore, che fa capire come, anche se qualcuno si impegna per fare qualcosa di grande e di bello, viene riconosciuto solo per il suo lavoro minimo e tutto il resto viene dimenticato. E questo lo vive anche Fred: dopo la sua lunga carriera e tutti i suoi componimenti viene chiamato dalla Regina Elisabetta per dirigere solo le sue “Canzoni semplici”. Entrambi fanno di tutto per cercare di fuggire da queste etichette, ma ormai, anche dopo anni di successo, il ricordo del pubblico rimane su quello che piace vedere e sentire, cioè film semplici e stupidi o canzoni altrettanto semplici. Sorrentino inserisce quindi un discorso metacinematografico all’interno della trama, che dà al film più livelli di lettura.
Youth è molto pieno ed esplode in un finale stupendo e molto emozionante che racchiude in pochi minuti tutti i significati del film.

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